AUMENTA IL RISCHIO DI «IPNOSI DIGITALE»: L’INCREMENTO DELLE ORE DI CONNESSIONE AD INTERNET STA PORTANDO AD UNA CRESCITA DI DIPENDENZA E TECNOSTRESS. A LANCIARE L’ALLARME È LO PSICOLOGO STEFANO BENEMEGLIO (aj-com.net) - Troppo Internet fa male. «L’incremento delle ore trascorse a navigare in rete -o a leggere i messaggi sui dispositivi digitali- porta a focalizzare l’attenzione solo su quello -escludendo tutto il resto- ed a perdere così il contatto con la realtà, sperimentando uno stato di trance che altera i comportamenti e le reazioni al mondo esterno» spiega lo psicologo Stefano Benemeglio (www.stefanobenemeglio.com), padre delle Discipline Analogiche, direttore scientifico dell’Università Popolare delle Discipline Analogiche (www.upda.it), riferendosi al crescente fenomeno dell’«ipnosi digitale». Sotto ipnosi una persona può eseguire ordini senza nessuna obiezione critica. «Nei miei pazienti -prosegue Benemeglio- posso eliminare una fobia in una sola seduta e mi basta un’ora per fare smettere ad una persona di fumare. Ma anche Internet può essere ipnotico, in questo caso in senso negativo. Trascorrere intere giornate costantemente esposti ad un fiume di informazioni digitali può provocare un’alterazione della realtà e portare a comportamenti anomali, spesso compulsivi: il soggetto può trasformarsi in un automa e fare cose prive di senso». Aumentano anche i rischi di tecnostress. «Sempre più bersagliati da email, notifiche sui social e messaggini in chat a tutte le ore del giorno e della notte, abbiamo potuto rilevare un aumento dei casi di dipendenza da Internet e di tecnostress. Troppe ore trascorse navigando in rete possono infatti favorire l’insorgere di attacchi di panico, ansia, depressione, insonnia, manie compulsive e perfino patologie cardiocircolatorie e gastrointestinali» puntualizza lo psicologo noto per i molti esperimenti di successo portati avanti nelle sedi più prestigiose, includendo anche l’Ordine dei Medici di Madrid e l’Università «Pompeo Fabra» di Barcellona. Ma a preoccupare gli analisti dell’Università Popolare delle Discipline Analogiche è anche l’ormai prossima integrazione uomo-macchina. «I ricercatori delle maggiori università mondiali stanno lavorando allo sviluppo di tatuaggi basati su nanofilm elastomerici che possono essere applicati sul corpo umano come tatuaggi per controllare computer, smartphone e altri dispositivi indossabili» sottolinea Samuela Stano, presidente dell’Università Popolare delle Discipline Analogiche (www.upda.it). La tecnologia si sta chiaramente spostando dall’esterno all’interno dei nostri corpi. «I nostri corpi saranno così trasformati nei controllori biologici dei nostri dispositivi digitali» aggiunge Samuela Stano. «Un cambiamento tanto radicale da essere in grado di disumanizzare l’essere umano, portando ad un’alterazione dell’equilibrio psicologico, alla dipendenza emotiva, al narcisismo egoico e al delirio di onnipotenza» conclude il padre dell’immenso patrimonio culturale rappresentato dalle Discipline Analogiche, Stefano Benemeglio. (aj-com.net)